martedì 11 gennaio 2011

Café Lumiere (2004) - di Hou Hsiao Hien

Non è poi strano immaginare qualcuno andar via dalla sala a metà di questo lento film, ma d’altronde è forse proprio nella lentezza che si cela il fascino di Cafe Lumiere, un’opera da comprendere nel suo estetismo semplice, nella volontà titanica di rappresentare la società giapponese contemporanea in un omaggio al cinema domestico di Yasuhiro Ozu.
Ne viene fuori un film soffice, costruito a piccoli pezzi, con lunghi piani sequenza che non stancano, ma che inducono invece ad abbandonarsi lungo l’idea visiva del regista Hou Hsiao Hien, desideroso di mostrare la vita quotidiana con mezzi espressivi diretti, rallentati, stranianti, che nel loro racconto, nella loro osservazione “da lontano”, riescono a ricostruire un’atmosfera di poetica malinconia da cui pian piano ci si lascia avvolgere.
È un film sottovoce Cafè Lumiere, che indaga i meccanismi minimi dei sentimenti, delle relazioni, della quotidianeità metropolitana di una città immensa come Tokyo. Ci si appassiona ai rumori della ferrovia, agli interni casalinghi di Yoko, ed è un movimento in crescendo quello che senza platealità ci attira nell’universo umano di Hsiao Hien.
Ci si affeziona così alle piccole cose, ai gesti, alle voci, ai suoni ed ai colori di cui quasi non ci si era accorti.

Cafe Lumiere (Kohi jikou)
di Hou Hsiao Hien. Con Yo Hitoto, Tadanobu Asano, Masato Hagiwara, Kimiko Yo
Durata 104 minuti
Giappone - 2004

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