Passato nel 2009 dai festival di Gijon, Locarno e Stoccolma, questo film racconta piccole storie di vita nel Nord di un Iran sconosciuto, in un luogo chiamato Gorgan, dove persiani, kazaki e turkmeni convivono, fra e deserti e montagne, sullo sfondo del Mar Caspio.
Un giovane vuole imparare l’inglese e scappare via, a Baku, con la sua amata, un contadino che posa fra spazi infiniti per un fotografo arrivato da Tehran, un ragazzo un po’ matto che porta con sé, ovunque vada, il suo asino ed un registratore portatile che suona una vecchia canzone francese.
Sono queste le immagini, i ritratti, cui ci troviamo di fronte, affreschi affascinanti di esistenze lontane, soprattutto umane. I personaggi cercano amore, amicizia, serenità, e li scopriamo in tutta il loro essere semplici, forse meno distanti, nelle emozioni, di quanto avremmo pensato.
Frontier Blues non è il solito film intellettualoide con ritmo da suicidio e scene incomprensibili, è invece una commedia spaesata e divertente, che riesce a mostrarci, senza perdersi in ovvietà e luoghi comuni, le sensazioni nascoste di umanità lontane, perdute fra strade lunghissime che corrono accanto al deserto bianco, fra gli avventori di una taverna che bevono un thè alla menta.
Si trova la poesia in Frontier Blues, nascosta come per caso in mezzo alle persone, lì dov’eravamo stati soltanto con l’immaginazione.
Frontier Blues
di Babak Jalali. Con Khajeh Araz Dordi, Behzad Shahrivari, Mahmoud Kalteh, Abolfazl Karimi
Durata 97 minuti
Iran / UK / Italia - 2009