martedì 28 dicembre 2010

La banda dei Babbi Natale (2010) - di Paolo Genovese

Avevo pensato di introdurre la mia critica con un ragionamento sulla critica stessa, anzi (meglio) sul ruolo del critico nell'arte; sarebbe stato probabilmente necessario, ma inevitabilmente saremmo andati a parare ben oltre le ambizioni di questo piccolo blog, per cui, restiamo a noi ed al film visto ieri sera: La banda dei Babbi Natale.
Al cinema ci vado con mia madre ed a Messina, due variabili (più la seconda che la prima...) che limitano drasticamente la scelta. Si punta quindi sul film di Aldo, Giovanni e Giacomo, che in fondo dovrebbero far ridere con garbo o comunque meglio di De Sica e compagni.
E invece no.
La banda dei Babbi Natale è un film vergognoso, che fa rabbia e indispettisce. Appena fuori dal cinema mi sento preso in giro, a dispetto degli sperticamenti positivi sin qui letti e prodotti dai più noti conoscitori di cinema del nostro paese (fra cui, ahimè, persino lo stimato Mereghetti), l'ultimo lavoro dell'ormai storico trio comico si districa infatti fra scopiazzamenti e idee ritrite, in un pastone di mediocrità, di piattume così prorompenti da far pensare sarebbe stato meglio, addirittura, scegliere la sala dove davano Muccino (Silvio).
La banda dei Babbi Natale ci porta in un commissariato di polizia la notte del 24 dicembre. Per un malinteso che le immagini ci aiuteranno via via a comprendere tre uomini, sorpresi nel tentativo di svaligiare un appartamento, sono trattenuti in stato di fermo.
Nel tentativo di dimostrare la propria innocenza iniziano dunque così a raccontare al commissario il complicato intreccio di amicizie, sentimenti e relazioni che li riguarda, mentre il tempo passa inesorabile e si avvicina l'ora X della cena in famiglia.
A parte un paio di gag indovinate (su tutte quella, doppia, di Giovanni che cerca, senza riuscirci, di confessare i suoi tradimenti), il film scorre privo di accenti e in una confezione scialba, dando la sensazione continua di un prodotto preparato con l'obiettivo preciso di racimolare qualche soldo grazie al fedelissimo pubblico natalizio.
La storia d'amore di Giacomo è patetica e totalmente inverosimile, Aldo è ancora una volta confinato nel solito ruolo, urlato, di scansafatiche allegro e bonaccione, mentre Giovanni, comunque il più positivo dei tre, viene risucchiato da un meccanismo di flashback che rompe il ritmo e tritura, definitivamente, il già scarsissimo andamento del film (e non solo...).
Alberto Crespi, de L'Unità, scrive che "il copione è compatto, le gags ben studiate", Francesco Alò, del Messaggero, dice che "Si ride con garbo, Milano è filmata con classe", Maurizio Cabona, Il Giornale, ci racconta che "Aldo Giovanni e Giacomo – più Angela Finocchiaro, sempre più brava – rifanno loro stessi meglio del solito", Gianluigi Rondi, Il Tempo, rileva come "il trio indirizza le proprie esibizioni, senza innovare molto ma sempre con sapori e colori di una efficacia indubbia", Paolo Mereghetti, Corriere della Sera, parla di "risate, garbo e piacevolezza".
Io, che evidentemente ne capisco molto meno, ho a questo punto il dubbio di aver visto un altro film.

La banda dei Babbi Natale
di Paolo Genovese. Con Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Angela Finocchiaro, Giorgio Colangeli, Sara D'Amario, Giovanni Esposito, Silvana Fallisi, Antonia Liskova, Lucia Ocone, Cochi Ponzoni, Massimo Popolizio, Remo Remotti, Mara Maionchi
Comico, durata 100 minuti
Italia - 2010

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